Parlare di affidamento e mantenimento di minore nato fuori dal matrimonio richiede grande sensibilità. Allo stesso tempo, si tratta di un tema che affrontiamo spesso in qualità di Avvocati e che colpisce nel profondo i nostri stagisti più empatici. Come già fatto a febbraio e a ottobre di quest’anno, il blog dello Legale Maffi desidera quindi ospitare un altro focus a cura di studenti in PCTO. Nel corso della settimana tra il 28 novembre e il 2 dicembre, Marta Gaioni ha avuto l’occasione di seguire da vicino il lavoro dei nostri Avvocati. Marta frequenta il IV anno del Liceo C. Golgi di Breno, indirizzo Scienze umane – opzione economico sociale. Il suo percorso di studi e la sua sensibilità l’hanno portata ad approfondire proprio un caso di affidamento e mantenimento di minore nato fuori dal matrimonio.
Quanto segue è quindi frutto della sua osservazione attenta. Marta ha infatti seguito con grande interesse il lavoro dello studio e deciso di sviluppare l’argomento in questo breve approfondimento. Il focus è stato poi rivisto dai nostri Avvocati, cogliendo l’occasione per fornire un contenuto utile e aggiornato sul grande tema dei casi di affidamento e mantenimento di minore nato fuori dal matrimonio. Cominciamo quindi dalla fattispecie specifica, sintetizzata per sommi capi a tutela della privacy delle persone coinvolte e raccontata direttamente da Marta.
Genitori conviventi che si dividono
“La lettura del fascicolo di un caso riguardante la regolamentazione per l’affidamento e il mantenimento di una bambina nata fuori dal matrimonio mi ha suscitato grande interesse, soprattutto nei riguardi dei comportamenti poco consoni, dettati dall’odio e dalla paura, messi in atto da entrambi i genitori. Mi piacerebbe esprimere alcune considerazioni riguardo questa situazione, in modo da sottolineare il collegamento presente tra il mio indirizzo di studi, prettamente di impronta umanistica, e un caso giuridico.”
In questa vicenda troviamo due genitori che hanno posto fine al rapporto e aperto una controversia per l’affidamento della figlia di 5 anni. Tale controversia è sfociata in dispetti e minacce messe in atto senza tenere conto del bene della bambina. La figlia ha perciò vissuto un periodo molto delicato della crescita in un clima poco sereno. Un aspetto impattante sullo sviluppo della persona. In questo caso specifico di affidamento e mantenimento di minore nato fuori dal matrimonio, purtroppo la bambina si è ritrovata continuamente coinvolta nelle controversie. La bimba ha perciò fatto esperienza sia degli appellativi poco consoni utilizzati dal padre in riferimento all’ex compagna, sia del timore della madre nei confronti dell’uomo. Il tutto si è concretizzato in una situazione di estrema instabilità e di influenze contrastanti. Un clima che l’ha con ogni buona probabilità portata a non sapere più distinguere il falso dal vero. Oltre che a non avere un modello comportamentale di riferimento.
In particolare, la madre temeva l’ex compagno a causa di diversi episodi di violenza. Episodi sfociati anche in minacce di morte. Allo stesso tempo, il padre aveva paura di non rivedere più la figlia dalla quale era stato allontanato. Commenta Marta: “è davvero curioso come emozioni così forti mutino tanto velocemente, arrivando da un estremo all’altro senza nemmeno rendersene conto e, soprattutto, come ci portino a compiere atti crudeli e istintivi volti a rispondere ad un istinto primitivo di protezione di sé stessi e della propria famiglia. Credo anche che sia assurdo pensare che l’odio tra le persone possa spingersi tanto oltre da non permettere neanche più di vedere cosa sia realmente importante, in questo caso il benessere della bambina, che in tutto ciò non è altro che la vittima.”
Accuse, paure e Servizi Sociali
L’analisi di Marta quanto a questo caso di affidamento e mantenimento di minore nato fuori dal matrimonio procede quindi in due direzioni. Da un lato è bene prendere in esame la natura effettiva delle accuse. Dall’altro si tratta di cercare di comprendere le motivazioni profonde alla base della paura della madre. Per quanto riguarda le accuse, è fondamentale analizzare con occhio critico gli atti del Tribunale e dei Servizi Sociali incaricati di monitorare la famiglia. Una lettura attenta ha fatto emergere come, sotto certi aspetti, tali accuse non fossero del tutto fondate. Di base c’era quindi il tentativo di distorcere parzialmente la realtà screditandosi a vicenda. Un comportamento imputabile al desiderio di ottenere l’affidamento esclusivo della bambina. Atteggiamento dettato dall’istinto, probabilmente anche dal bisogno primitivo di esaltare sé stessi a discapito degli altri. Un modo di comportarsi che spesso emerge quando l’ego non si sente più “padrone a casa propria”.
Per quanto riguarda invece la paura della madre, essa ha radici abbastanza profonde. Già nel corso della relazione, la donna si era sentita più volte trattata male, tanto da maturare un vero e proprio timore. Timore rafforzato da episodi di violenza fisica. La sua esperienza potrebbe averla quindi indotta ad interpretare ogni situazione in cui l’ex compagno era presente come potenziale pericolo per sé stessa e per la figlia. Va qui però precisato che il padre non aveva mai assunto atteggiamenti violenti nei confronti della bambina. La donna stava quindi mettendo in atto dei meccanismi di protezione del nucleo familiare. Meccanismi spesso anch’essi dettati dall’inconscio e dall’istinto primordiale, tanto da portare ad un bias, una generalizzazione che spesso sfocia nella mancanza di obiettività.
In casi come questo, la priorità coincide con la tutela della serenità della bambina. Per tale ragione, dato che le parti non riuscivano a raggiungere un accordo, si è ritenuto opportuno coinvolgere l’autorità giudiziaria. I tre Giudici incaricati, in composizione collegiale, si sono rivolti ai Servizi Sociali competenti. Era infatti necessario ampliare le informazioni per arrivare a una visione più completa della situazione. Le nozioni giuridiche devono infatti incontrare le competenze di analisi psicologica sulla capacità genitoriale. Un aspetto molto rilevante nei casi di affidamento e mantenimento di minore nato fuori dal matrimonio.
Affidamento e mantenimento di minore nato fuori dal matrimonio
Gli operatori dei Servizi Sociali hanno quindi provveduto a monitorare il nucleo familiare. Molto importante è stata la regolamentazione delle visite del padre. I genitori avevano infatti precedentemente fissato, di comune accordo, giorni e orari. Tuttavia, a seguito della sempre maggiore aggressività dimostrata dal padre, la madre aveva richiesto delle visite protette. Come indicato sopra, la donna era infatti preoccupata che l’aggressività dell’ex compagno potesse sfociare in comportamenti violenti anche ai danni della figlia. Le visite protette si svolgono infatti all’interno di una struttura controllata e alla presenza di un assistente sociale.
Nel frattempo, l’uomo si rendeva protagonista di episodi gravi, anche se estranei all’ambito familiare. Episodi che avrebbero potuto addirittura compromettere un eventuale giudizio positivo circa la sua capacità genitoriale, in quanto lasciavano emergere come l’interesse per la figlia non fosse la sua priorità. Il Tribunale ha quindi deciso di delegare i Servizi Sociali ad eseguire una valutazione clinica sull’uomo. Come commenta Marta: “in fine dei conti saranno i Giudici a dover giungere ad una decisione sulla base delle informazioni che possiedono, e se noi possiamo godere del lusso di rimanere con qualche interrogativo in sospeso, loro al contrario non se lo possono permettere, ed è perciò importante fare ogni accertamento possibile per avere il quadro completo della situazione e poter giungere ad una decisione, quantomeno giuridicamente, corretta.”
Marta Gaioni
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