Il 27 aprile 2022 la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’attribuzione automatica del cognome paterno ai figli. La notizia si è subito diffusa su media e social media, generando dibattito e accendendo polemiche. In molti hanno presentato la vicenda come un importante traguardo nel cammino verso la parità di genere. Lo Studio Legale Maffi desidera aiutare a fare chiarezza su quanto dichiarato dalla Corte e sulle implicazioni pratiche di questa storica sentenza. Prima di tutto, è bene comprendere con esattezza in quali termini si è pronunciata la Corte.
La Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità del Codice Civile nella parte in cui esso prevede che, in mancanza di accordo tra i genitori, al figlio possa venire automaticamente attribuito solo il cognome del padre. Prima che la Corte si pronunciasse lo scorso 27 aprile, infatti, in casi del genere non solo non era possibile attribuire ai figli i cognomi di entrambi i genitori, ma non era nemmeno consentito attribuire unicamente il cognome materno. La recente sentenza ha quindi introdotto diverse possibilità di attribuzione del cognome, come vedremo meglio più avanti.
Si tenga presente che, anche se la Corte si è già espressa in merito, sarà fondamentale leggere la sentenza per esteso. Questa verrà pubblicata nelle prossime settimane e offrirà importanti delucidazioni riguardo alle motivazioni alla base della decisione presa. Tuttavia, si possono già evincere, in buona sostanza, le ragioni che hanno portato alla recente sentenza sull’attribuzione del cognome.

Il lungo dibattito sull'attribuzione del cognome/materno
La sentenza dello scorso 27 aprile non emerge, per così dire, dal nulla. Essa rappresenta invece il traguardo di un lungo percorso giurisprudenziale. Un percorso spesso contraddistinto da polemiche, battaglie di principio e anche dalla condanna dell’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Nel 2014, la CEDU aveva infatti invitato il nostro Paese a sanare la grave lacuna legislativa data dall’impossibilità per i genitori di attribuire ai figli, alla nascita, il cognome della madre anziché quello del padre. Una mancanza che causava la violazione di importanti norme della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, quali il divieto di discriminazione (art. 14) e il diritto al rispetto della vita privata e familiare (art. 8).
Condividendo la stessa considerazione, con la sentenza del 27 aprile 2022 ora la nostra Corte Costituzionale ha ritenuto che l’automatismo previsto dall’art. 262 del Codice Civile – che norma l’attribuzione del cognome paterno senza alcuna alternativa – sia discriminatorio e pregiudizievole per l’identità dei figli. Questo in quanto il cognome rappresenta un vero e proprio elemento dell’identità di una persona. Ciò significa che la recente sentenza è mossa dalla volontà di preservare l’interesse dei figli (e non tanto quello della madre); interesse che viene ora tutelato con la possibilità di portare, anche in via esclusiva, il cognome materno.
A questo è bene aggiungere che la previsione dell’automatica attribuzione del cognome del padre rappresenta una palese lesione del principio di eguaglianza dei genitori. Aspetto legislativo che incarna un retaggio della riforma del Diritto di famiglia del 1970, espressione di una cultura all’epoca ancora basata su una concezione patriarcale dei rapporti tra coniugi e verso i genitori. Visione che oggi risulta essere incompatibile con i principi di uguaglianza e dignità che permeano la nostra società.
In tal senso, un altro importante passo avanti era già stato fatto nel 2016. In quell’anno la Corte Costituzionale aveva riconosciuto la possibilità – fino ad allora esclusa – di aggiungere il cognome della madre a quello del padre. Essa aveva affermato che, in tema di eguaglianza tra i coniugi, il criterio di prevalenza del cognome paterno causava una disparità di trattamento contraria agli art. 3 e 29 della Costituzione. Articoli che appunto affermano il principio di eguaglianza formale e sostanziale dei cittadini e dei coniugi.

Gli effetti pratici della nuova attribuzione del cognome
La sentenza che la Corte Costituzionale ha emanato lo scorso 27 aprile sta già portando dei cambiamenti effettivi sull’attribuzione del cognome. È bene però tenere presente due fattori:
· la decisione della Corte produrrà effetti solo in seguito alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, pubblicazione che avverrà nelle prossime settimane;
· starà poi al Legislatore stabilire come inserire la decisione nel nostro quadro normativo.
Quanto indicato nella sentenza si applicherà senza distinzione a tutti i figli: quelli venuti al mondo nel contesto del matrimonio, i nati da coppie non sposate e anche i figli adottivi. Di fatto quindi, a partire dall’imminente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, la regola in tema di attribuzione del cognome prevederà che:
· i figli assumano il cognome di entrambi i genitori, nell’ordine da essi concordato;
· se lo desiderano, di comune accordo, i genitori possano scegliere di dare ai figli soltanto il cognome di uno dei due (e quindi eventualmente anche solo quello della madre);
· in assenza di accordo tra i genitori, stia al Giudice pronunciarsi tenendo conto dell’interesse dei figli.
In attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale si riscontrano già alcune pronunce di merito, che applicano il nuovo principio dell’attribuzione del cognome. Il giorno successivo alla sentenza, il Tribunale di Pesaro ha accolto il ricorso di una madre che voleva dare al figlio anche il proprio cognome, in aggiunta a quello del padre, nonostante quest’ultimo si opponesse. I Giudici marchigiani hanno richiamato la sentenza della Corte Costituzionale che, come visto sopra, ha riconosciuto il pieno diritto di attribuire al figlio il cognome materno anche in assenza di accordo e consenso del padre, se questo rappresenta l’interesse del minore.

Verso la legge sull'attribuzione del cognome ai figli
Come già specificato, diventa ora fondamentale il percorso verso la legge sull’attribuzione del cognome. L’iter prevede che il Legislatore regoli tutti gli aspetti connessi alla decisione della Corte Costituzionale, ossia l’aggiornamento delle norme finora in vigore. Il rischio infatti è che, in presenza dei problemi pratici che possono insorgere, si sviluppino prassi differenti per ciascuna Anagrafe e per ogni Tribunale chiamato a decidere nel caso concreto.
Ad esempio, diventa ora fondamentale stabilire forme e tempi in cui i genitori possono manifestare la volontà contraria all’acquisizione automatica del doppio cognome e quindi le modalità in cui operare la scelta di apporre l’uno o l’altro. È opportuno quindi prevedere dei meccanismi in grado di accertare la validità dell’accordo dei genitori quanto alla scelta del cognome, per evitare che uno dei due contesti tale scelta nel corso degli anni. Inoltre, è bene esprimersi anche in merito ai casi di quei genitori già portatori di doppio cognome e alla retroattività per i figli nati prima della pubblicazione di questa sentenza. È infine importante valutare gli aspetti sociali legati alla possibilità di scegliere il cognome dei propri figli. Ad esempio, non saranno rari i casi in cui si avranno parenti anche molto stretti recanti cognomi diversi tra loro.
In questi giorni, il Parlamento sta discutendo in relazione ai disegni di legge sull’attribuzione del cognome della madre. L’auspicio è che le Camere colgano l’occasione per rivedere in modo coerente la materia, con l’obiettivo di garantire definitivamente il rispetto dei diritti e dell’eguaglianza di entrambi i genitori. Considerata l’attuale evoluzione delle norme sull’attribuzione del cognome ai figli, lo Studio Legale Maffi resta a disposizione per approfondimenti e consulenze legali: info@studiolegalemaffi.it