Cosa dice la Legge sul sequestro cautelare per equivalente: nuova massima della Cassazione!

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La nuova massima sul sequestro cautelare per equivalente

Da qualche giorno una sentenza destinata a diventare storica ha apportato un’importante novità nell’ambito del sequestro cautelare per equivalente. Stiamo parlando della recente pronuncia della Corte di Cassazione Sezione III Penale, a seguito di un ricorso presentato proprio dallo Studio Legale Maffi. Un successo per il nostro assistito, ma anche in generale verso una maggiore chiarezza nel campo delle misure cautelari. La Cassazione ha infatti emesso una sentenza facendola diventare caso pilota, ossia creando una “massima”. Semplificando: la Corte ha esaminato il caso, ne ha estrapolato il principio di diritto e – per astrazione – l’ha fatto diventare applicabile ai casi analoghi. 

Il processo di formazione di una massima da parte della Corte di Cassazione potrà anche sembrare macchinoso, soprattutto quando la questione è molto tecnica. Tuttavia, ciò che a degli occhi inesperti sembra soltanto un cavillo sancisce invece un nuovo corso della Giurisprudenza. Non solo. Questa nuova massima sull’illegittimità di un sequestro preventivo privo di giustificazione segna un importante punto a favore verso una maggiore tutela del cittadino. Stiamo parlando qui dei casi in cui la misura scelta è il sequestro cautelare per equivalente, un ambito decisamente importante di come viene applicata la Legge e che andremo ad approfondire insieme.

Per apprezzare appieno il focus di quest’articolo è bene partire da un presupposto importante: non è scontato arrivare in Cassazione. Non è scontato riuscire a portare un caso all’attenzione dei Giudici di questa Corte e non è nemmeno scontato lavorare come Cassazionisti. Prima di entrare nel merito della questione, con tutto ciò che riguarda il tema del sequestro cautelare per equivalente, è bene quindi soffermarsi sul funzionamento della Cassazione. Cos’è il terzo grado di giudizio? Su cosa è chiamato a pronunciarsi? Vediamolo insieme.

La funzione della Cassazione e il ruolo dei Cassazionisti

La Cassazione, Corte che dopo avere accolto il ricorso presentato dallo Studio Legale Maffi ha stabilito la nuova massima sul sequestro preventivo cautelare per equivalente, rappresenta il terzo (ed ultimo) grado di giudizio. Si tratta di una Corte che, per tipologia e ruolo, esiste solo in un’unica sede: Roma. Anche per fare in modo che il processo giudiziale non si appesantisca – e che la macchina processuale non s’ingolfi – la Cassazione adotta un filtro importante sui ricorsi. Questa Corte, infatti, è chiamata a valutare unicamente se l’iter processuale dei due gradi precedenti si sia svolto secondo modalità conformi al Codice. In sostanza, i Giudici della Cassazione non si possono esprimere su questioni di merito, ma solo di legittimità, andando a valutare l’operato dei colleghi del primo e secondo grado rispetto alla corretta applicazione processuale e sostanziale della Legge.

Proprio per via del suo collocarsi all’apice della piramide del giudizio, i casi che arrivano in Cassazione sono particolarmente meritevoli di attenzione. Tra questi, ce ne sono alcuni che diventano delle vere e proprie pietre miliari della Giurisprudenza. Ciò accade quando dall’interpretazione che i Giudici danno di un caso, essi evincono un principio applicabile in casi analoghi. In sintesi, dalla sentenza viene estrapolato per astratto un concetto e tale concetto prende il nome di “massima”. La Cassazione ha un ufficio apposito – il Massimario – che si occupa delle massime. Seppure poco presenti nel gergo comune, le massime hanno un impatto molto importante sull’andamento processuale, nonché sull’interpretazione del Diritto e quindi sulla vita di tutti noi.

Come anticipato sopra, non tutti gli Avvocati sono anche dei Cassazionisti. Al momento il sistema prevede che, all’interno dell’Ordine, si possa accedere per anzianità di servizio. Da qui però al frequentare in modo assiduo la Corte intercorre una bella differenza. Ci sono infatti molti Avvocati che, pur essendo a tutti gli effetti dei Cassazionisti, hanno occasioni abbastanza rare di accedere alla Corte. Lo Studio Legale Maffi, grazie al ruolo comprovato di Cassazionista dell’Avv. Giampiero Maffi, conta invece una ventina di udienze all’anno in Cassazione. Questo anche perché il nostro studio si occupa molto di Diritto penale e il Penale solitamente prevede tempi più brevi e quindi una maggiore possibilità di “frequentare” la Corte romana. Essere Cassazionisti resta un punto di prestigio, che spesso conferma la solidità di uno studio. A monte, sussiste infatti la capacità di giudizio nel discernere se e come presentare ricorso dopo l’Appello. Il primo step da parte nostra è quindi sempre una consulenza mirata, a maggior ragione se si tratta di un cliente che arriva allo studio dopo essere stato seguito da un collega. Entriamo ora nel vivo di questo caso – con relativa nuova massima – sul sequestro cautelare per equivalente. Caso che ha visto la partecipazione attiva anche delle nuove leve dello Studio Legale Maffi: giovani Avvocati che hanno avuto l’opportunità di comprendere da vicino come funziona il mondo della Cassazione. Questo ovviamente sempre sotto la guida e la responsabilità dell’Avvocato Cassazionista Giampiero Maffi.

La recente sentenza sul sequestro cautelare per equivalente

Fino al 2021, il GIP poteva ordinare un sequestro cautelare di natura preventiva senza essere tenuto a specificarne le ragioni di un’applicazione di tale misura già in sede di Indagini e prima del processo vero e proprio. Si dava quindi una motivazione per presunzione: il bene era confiscabile, la sua entità equivaleva all’importo oggetto di esame nel processo e quindi esso poteva a tutti gli effetti essere confiscato. Nel 2021 appunto, è stata però emessa un’altra importante sentenza, sempre dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite, che ha sancito come nei casi di sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta sia invece necessario specificare la motivazione di tale misura cautelare applicata prima del giudizio di merito. Una sentenza spartiacque, che ha generato la massima ritenuta – fino a quest’anno – applicabile soltanto nel caso di somme di denaro o beni direttamente provenienti dal reato. Cosa succede invece nei casi di sequestro cautelare finalizzato alla confisca per equivalente?

A tale riguardo si è ora espressa la Corte di Cassazione, generando la nuova massima che di fatto è una sorta di estensione di quella del 2021 a tutti gli altri ambiti di sequestro preventivo. Il sequestro per equivalente si applica di solito nei reati di carattere economico, dove però non c’è la possibilità di confiscare direttamente il bene oggetto del contenzioso. La recente sentenza scaturita dal ricorso presentato dallo Studio Legale Maffi ha quindi creato un vero e proprio precedente per i sequestri cautelari sui reati commessi dai cosiddetti colletti bianchi (reati tributari, bancarotta, autoriciclaggio). D’ora in poi, il GIP sarà tenuto a motivare sempre la ragione del sequestro preventivo dei beni (esplicitando quindi la motivazione del cosiddetto periculum in mora, dando dunque conto del perché tale misura venga applicata già in sede di Indagini Preliminari)

Di fatto, un “semplice” ricorso in Cassazione ha comportato quindi la nascita di una nuova massima, in base alla quale ciò che prima era eccezione si è ora trasformato in regola. Ogni sequestro cautelare – che sia diretto o per equivalente – dovrà ora venire motivato da parte del GIP. A meno che ovviamente il sequestro non avvenga su beni la cui detenzione costituisce di per sé un reato (quali la droga). Nel complesso, il risultato di quest’udienza rappresenta una vera e propria rivoluzione copernicana nel campo dell’applicazione del sequestro preventivo. Non solo: sbloccando il sequestro cautelare per equivalente, al nostro cliente implicato nel caso è stato restituito l’equivalente di ben 300.000 euro.

Lo Studio Legale Maffi resta a disposizione per approfondire nel dettaglio il tema della validità delle misure cautelari, tra cui appunto il sequestro preventivo diretto e per equivalente:  info@studiolegalemaffi.it